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Marmellata di Arance con “Anice Stellato”

L’anice stellato (illicium verum),conosciuto in Cina da 3000 anni, fu introdotto in Europa da Thomas Cavendisch alla fine del diciassettesimo secolo, passando attraverso la Russia.  Usato molto dagli Egizi nel 1500 a.c. nelle bevande e nel cibo ma anche come rimedio. E’ un albero tropicale sempreverde originario dell’Asia orientale. ma è molto diffuso anche in sud America, è ricco di proprietà cui quelle digestive, carminative, galattogoghe e balsamiche. I suoi fiori di un bel colore giallo generano frutti dai semi aromatici che quando appassiscono diventano coriacei ed emanano un intenso aroma di anice.
Non so se sapevate che secondo la normativa europea, il termine marmellata può essere riferito solo alle preparazioni che contengono agrumi.
Dunque questa marmellata di arance acquisisce un avvolgente e particolare aroma dato dalla bellissima spezia anice stellato, provate per credere!

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la “Crostata” con fichi in confettura

Questo è un grande dolce tutto italiano che vanta una storia antichissima risalente all’era precristiana. Le sue origini si intrecciano alla mitologica figura di Partenope, splendida sirena a cui è legato il nome di Napoli anche in ricordo dei favolosi omaggi canori offerti alla popolazione locale ogni volta che risorgeva dall’acqua. La storia della crostata, così come quella della pastiera, si lega dunque al mito di Partenope: si narra infatti che un giorno la gente del posto per ringraziare Partenope per le sue dolci canzoni decise di donarle cibi pregiati come farina, ricotta, uova, grano duro, acqua di fiori d’arancio, spezie, e zucchero; la sirena, felice del gesto, li offrì a sua volta agli dei che glie li restituirono sotto forma di un dolce molto simile all’attuale crostata.
Che sia vera o no, questa è una magnifica storia che ha a che fare con la magica bontà di questo dolce!!!
Il merito della invenzione della crostata alcuni affermano appartenere ad una suora del convento di S. Gregorio Armeno, ma, senza dubbio la notorietà della crostata, in tutta Italia e all’estero, si deve alla famiglia reale di Borbone che la conobbe in modo fortuito e ne divenne ghiotta. A questo proposito si racconta che il marchese De Rubis, durante uno dei suoi viaggi verso Napoli, rimase coinvolto in un incidente con la sua carrozza e dunque fu costretto a chiedere ospitalità ad una famiglia di contadini che gli offrirono un pezzo di crostata, ne rimase estasiato tanto da farsi dare la ricetta per proporla alla corte di Borbone. La famiglia reale ne rimase folgorata facendone uno dei suoi cavalli di battaglia, come poco dopo la pastiera; dicono che fosse l’unico dolce in grado di far sorridere Maria Teresa D’Austria, moglie di Ferdinando II di Borbone, soprannominata fino ad allora “la regina che non sorride mai”.

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Frappe e chiacchiere e… chiacchiere e…

E’ tempo di carnevale è tempo di dolci chiacchiere…. Secondo molti l’origine delle chiacchiere risalirebbe all’epoca romana in cui venivano fatti dolcetti a base di uova e farina chiamati “frictilia” che venivano appunto fritti nel grasso di maiale e preparati dalle donne romane per festeggiare i saturnali (festività  corrispondente al nostro carnevale); si usava farne in grosse quantità in quanto semplice da realizzare ed a basso costo e dovevano servire per tutto il periodo della Quaresima. Altra leggenda vuole che il nome “chiacchiere” risalga alla regina di Savoia che appunto un giorno durante una amabile “chiacchierata” le venne fame e dunque ordinò al cuoco di corte, Raffaele Esposito, di fare un dolce che potesse allietare lei ed i suoi ospiti e quindi egli, prendendo spunto dalla chiacchierata regale, diede il nome di chiacchiere a quel dolce veloce , semplice e sfizioso che preparò al momento.
Bugie, cenci, cioffe, crostoli, fiocchetti, frappe, galaniguanti, intrigoni, latughe,  maraviglias, merveilles,  sfrappole , ghisa , sossole , sprellegalarene, stracci, pampuglie, risole ………. ogni regione e città italiana li chiama a modo suo questi dolci di antichissima tradizione che qui vi propongo avvolti da zucchero a velo o intinti in un delicato ed avvolgente sciroppo agrumato.

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